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giovedì 4 dicembre 2014

La grafia del dialetto

Tra V. Butera e G. Rocca  ci fu una fitta corrispondenza su diversi argomenti. Tra  questi uno dei  più discussi  fu quello della  grafia del dialetto.
Secondo Rocca  è inutile il raddoppiamento delle consonanti iniziali  perché il lettore meridionale le raddoppia naturalmente.  Butera dissente  e sostiene che la regola  potrebbe essere valida  per coloro che continuano ad abitare nei luoghi nativi, ma  non per quelli che hanno cambiato residenza  ed hanno acquisito una pronuncia diversa.


Inoltre una uniformità di linguaggio non terrebbe conto  delle differenze dialettali tra una zona e l'altra.
Ad esempio  " più dolce e più gentile" è il linguaggio  di Scigliano e Decollatura, mentre " più aspro e più rude " risulta quello di Conflenti. Il dialetto va riprodotto fedelmente. Bisogna soltanto aggiungere un glossario.
Sono talmente diversi  i nostri dialetti che sarebbe impossibile per un lettore di Reggio capire il dialetto di San Giovanni in Fiore e viceversa.
Il dialetto conflentese - egli dice- non  deve subire mutamenti. Altrimenti sarebbe snaturato. Non si può dire  "alla scola" invece di " a ra scola".  Sarebbe come se Trilussa dicesse " il pupo" invece di " er pupo". Le parole vanno riprodotte così come la gente le pronuncia. La grafia deve equivalere al suono, le parole vanno riprodotte nelle stesso modo in cui la gente le pronuncia.
 

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