Tra V. Butera e G. Rocca ci fu una fitta corrispondenza su diversi argomenti. Tra questi uno dei più discussi fu quello della grafia del dialetto.
Secondo Rocca è inutile il raddoppiamento delle consonanti iniziali perché il lettore meridionale le raddoppia naturalmente. Butera dissente e sostiene che la regola potrebbe essere valida per coloro che continuano ad abitare nei luoghi nativi, ma non per quelli che hanno cambiato residenza ed hanno acquisito una pronuncia diversa.
Inoltre una uniformità di linguaggio non terrebbe conto delle differenze dialettali tra una zona e l'altra.
Ad esempio " più dolce e più gentile" è il linguaggio di Scigliano e Decollatura, mentre " più aspro e più rude " risulta quello di Conflenti. Il dialetto va riprodotto fedelmente. Bisogna soltanto aggiungere un glossario.
Sono talmente diversi i nostri dialetti che sarebbe impossibile per un lettore di Reggio capire il dialetto di San Giovanni in Fiore e viceversa.
Il dialetto conflentese - egli dice- non deve subire mutamenti. Altrimenti sarebbe snaturato. Non si può dire "alla scola" invece di " a ra scola". Sarebbe come se Trilussa dicesse " il pupo" invece di " er pupo". Le parole vanno riprodotte così come la gente le pronuncia. La grafia deve equivalere al suono, le parole vanno riprodotte nelle stesso modo in cui la gente le pronuncia.
giovedì 4 dicembre 2014
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