Purtroppo, il testo qui riportato non si discerne bene e credo che anche Tonio abbia avuto difficoltà a trascriverlo. Fortunatamente, ho una versione che mi diede Donna Bianca oltre cinquanta anni fa. Riporta il numero1440 nel sòlito riquadro giallo ed il numero 16-2048 a fianco del titolo: Ecco il testo:
Jure 'e... caniglia. - Va vide, intra 'ssu saccu, stamatina, Cchi mme pùorti - Le disse ru furnaru. - Te pùortu - rispunniu ru mulinaru - 'U miegliu jure jancu de farina. - 'U ciucciu chi 'a purtava ccarricata E ssapìa ch'era jjure de... caniglia, Cchjù ccàrricu ristau dde maraviglia; Ma ppe' nnu' ddire chjaru Ca chiru mulinaru Era 'nnu minzugnaru, Se fice 'nna ragliata Ccussì ssignificante Chi l'àutru capiscìu ssiduta stante. 12 luglio 1938.
Si tratta di una versione diversa di quella riportata da Tonio. Quale delle due è la finale? Nella versione in foto vediamo che "saccu" è stato abbandonato per "cirma" e dunque sembrerebbe successiva. Ma dobbiamo rilevare che il finale è ancora involuto e bisognevole di essere meglio articolato. Cosa che, nella versione che riporto, è stato fatto "a mestiere". Sono dell'avviso, perciò, che questa sia la versione finale. Nota: Rispetto al testo originario di Butera, ho sostituito "Cchiù" con "Cchjù" e "chiaru" con chjaru", come è stato opportunamente fatto nel recente libro "Canti e cunti".
Purtroppo, il testo qui riportato non si discerne bene e credo che anche Tonio abbia avuto difficoltà a trascriverlo.
RispondiEliminaFortunatamente, ho una versione che mi diede Donna Bianca oltre cinquanta anni fa. Riporta il numero1440 nel sòlito riquadro giallo ed il numero 16-2048 a fianco del titolo: Ecco il testo:
Jure 'e... caniglia.
- Va vide, intra 'ssu saccu, stamatina,
Cchi mme pùorti - Le disse ru furnaru.
- Te pùortu - rispunniu ru mulinaru
- 'U miegliu jure jancu de farina. -
'U ciucciu chi 'a purtava ccarricata
E ssapìa ch'era jjure de... caniglia,
Cchjù ccàrricu ristau dde maraviglia;
Ma ppe' nnu' ddire chjaru
Ca chiru mulinaru
Era 'nnu minzugnaru,
Se fice 'nna ragliata
Ccussì ssignificante
Chi l'àutru capiscìu ssiduta stante.
12 luglio 1938.
Si tratta di una versione diversa di quella riportata da Tonio. Quale delle due è la finale? Nella versione in foto vediamo che "saccu" è stato abbandonato per "cirma" e dunque sembrerebbe successiva. Ma dobbiamo rilevare che il finale è ancora involuto e bisognevole di essere meglio articolato. Cosa che, nella versione che riporto, è stato fatto "a mestiere". Sono dell'avviso, perciò, che questa sia la versione finale.
Nota: Rispetto al testo originario di Butera, ho sostituito "Cchiù" con "Cchjù" e "chiaru" con chjaru", come è stato opportunamente fatto nel recente libro "Canti e cunti".