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venerdì 9 maggio 2014

Ancora sul vaccino.1931

   Mio caro Tommasino,
Dalla bambagia soffice protette, quarantadue fialette
Stamane ho ricevuto di vaccino.


Se del dolore mio vengon le strette
A lenir generose e a darmi pace,
Che siano benedette come del sole la lucente face;
  In uno con la mano, s'intende, di Pontano.
Intanto tu, sapiente illustre compaesano,
Fammi sapere quanto all'assistente questa volta ho da dare
Senza farmi incazzare!
    E scusami se abuso della tua cortesia
Chiedendo chiarimenti circa l'uso per non fare una qualche fesseria.
Dirai: ma te l'ho detto l'altra volta!
Lo so ma me ne son  dimenticato;
Con uno smemorato, ci vuol pazienza, e molta!

2 commenti:

  1. Al penultino verso, forse il poeta ha scritto "son" invece di "sono", che trasformerebbe in dodecasibbo un originario endecasillabo. La composizione è infatti strutturata in endecasillabi e settenari.
    Forse alcuni versi andrebbero staccati: il secondo e il sesto, per esempio, in cui ci sono un endecasillabo ed un settenario nello stesso rigo, o il settimo (due settenari). E' solo per scrivere la poesia in forma più ordinata.

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  2. Grazie. L'ho rivista. Sono stato un po' frettoloso nel copiarla.

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